fbpx

L’ultimo esorcista

La mia battaglia contro Satana

Casa editrice:

Piemme

Autori:

Padre Amorth con Paolo Rodari

Data di uscita:

Gennaio 2012

Numero di pagine:

262

Lavoravo da un anno e mezzo al Foglio quando andai a trovare per la prima volta padre Amorth, nella sua stanza nella sede dei paolini a Roma. L’avevo intervistato alcune volte via telefono sia per Il Riformista sia per Il Foglio. Mi accolse con fare cordiale, mostrandosi da subito differente rispetto all’immagine un po’ spaventevole che per via dell’incarico di esorcista mi ero fatto di lui. Mi raccontò come trascorreva le sue giornate, della sua vocazione di sacerdote e di come era finito a fare l’esorcista.
 
D’impulso, senza rifletterci troppo, gli dissi se gli andava di scrivere la storia della sua vita in un libro. L’avrebbe firmato lui, con la mia curatèla. Con mia sorpresa mi disse subito di sì. Uscendo mi domandai cosa mi fosse saltato in mente. Nel tempo mi risposi che evidentemente avevo bisogno, per vari motivi, di affrontare il tema del male, di svolgerlo, fino a metterci un punto sopra.
 
Iniziai ad andare a trovarlo ogni lunedì. Stavamo assieme un’ora, nel primo pomeriggio. Lui parlava e io prendevo appunti. La volta successiva gli lasciavo quanto avevo scritto e ancora prendevo appunti per nuove pagine, nuovi capitoli. Alla fine venne fuori una biografia in gran parte dedicata ai suoi anni da esorcista. Mettemmo in fila tanti aneddoti il cui limite, a mio personale avviso, è che tendono inevitabilmente a mostrare (sviscerati uno dopo l’altro) il male come realtà più forte e potente di quanto non sia.
 
Ricordo, in ogni caso, che una volta terminato il libro, gli chiesi cosa ne pensasse: “Per me è una bomba”, mi rispose. Per lui, infatti, parlare dell’argomento era necessario per sensibilizzare soprattutto la Chiesa, così diceva, circa la necessità di nominare nuovi esorcisti.
 
In molti, terminato questo libro, mi hanno chiesto cosa penso degli esorcismi. Devo dire di non aver maturato un giudizio chiaro e definitivo in proposito. Ho soltanto aiutato Amorth a mettere in fila quanto aveva da dire, senza prendere parte né posizione. Ho fatto insomma ciò che a mio avviso dovrebbe fare ogni scrittore quando non è la sua, ma la voce di un altro che deve lasciare esprimere.