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Shoah: ebrei salvati, “ma il silenzio di Pio XII resta”
Il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni

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Sulla Shoah romana, ho intervistato per RSI il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni dopo la notizia che nell'archivio del Pontificio Istituto Biblico di Roma sono stati trovati gli elenchi inediti dei 155 istituti religiosi che nascosero gli ebrei durante le persecuzioni nazifasciste.
Paolo Rodari

Paolo Rodari

Sono Paolo Rodari, scrittore e giornalista. Mi puoi scrivere inviando una mail a paolo@paolorodari.it

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Parlano di oltre 4.300 persone nascoste, di cui circa 3.200 con certezza ebrei. L’elenco era già stato pubblicato da Renzo De Felice, ma per la prima volta ci sono nomi e cognomi del salvati, una notizia importante per fare luce su un passaggio della storia che ancora necessita di essere approfondito, appunto la cosiddetta Shoah romana.

Il contesto

Dal settembre del 1943 al giugno del 1944. Durò nove mesi l’occupazione tedesca di Roma durante la seconda guerra mondiale. Non solo fame, freddo e miseria accompagnarono la vita dei romani, ma anche i rastrellamenti. Il 16 ottobre del 1943 più di mille persone, quasi tutte appartenenti alla comunità ebraica, vennero prelevate dal ghetto e da altri quartieri e trasportate nei campi di concentramento in Germania.

La storia racconta del silenzio delle gerarchie cattoliche di fronte alla Shoah, ma insieme anche di molti ebrei nascosti negli istituti religiosi e salvati. E ancora, insieme, di una Chiesa romana che salvò gli ebrei ma diede anche rifugio, dopo la liberazione, ad alcuni nazisti in fuga dalla città. I motivi di questo duplice atteggiamento da parte delle gerarchie sono da anni sono sotto la lente degli storici, seppure ancora molto debba essere detto.

Della Shoah romana, di quanto avvenne nella città che da secoli ospita il Vaticano, ne ho parlato in questa intervista con Riccardo Di Segni.

L’intervista

Che cosa dicono di nuovo questi elenchi?

De Felice ha pubblicato la lista delle istituzioni religiose con i numeri delle persone nascoste durante la Shoah. Questa lista contiene alcune inesattezze. La novità di adesso è che oltre ai numeri ci sono i nomi anche dettagliati. Abbiamo tutta una serie di dati in più su cui svolgere le ricerche”.

Questi elenchi confermano che la Chiesa nascose gli ebrei durante la Shoah. Nello stesso tempo la storia dice che le sue gerarchie restarono in silenzio. Come si conciliano le due cose?

“Sono fatti diversi e che è difficile conciliare. Da una parte c’è stato il silenzio di tutta la gerarchia e anche la mancata opposizione per quanto riguarda Roma alla deportazione del 16 ottobre (1943, ndr). Poi c’è stato il comportamento delle singole case di cura che è stato nella maggior parte dei casi, come può essere documentato, un’iniziativa a livelli gerarchici medio bassi, con i livelli alti che sapevano, che in alcuni casi si adoperavano per risolvere i casi singoli e quindi fare una regola generale è moto difficile”.

David Kertzer nel suo ultimo libro “Un Papa in guerra. La storia segreta di Mussolini, Hitler e Pio XII”, descrive papa Pacelli come un papa “pronto a dismettere i panni di guida morale pur di preservare il millenario potere della Chiesa”. Mentre nei giorni scorsi l’archivista vaticano Giovanni Coco ha detto sul Corriere della Sera che lo stesso Pio XII era a conoscenza dello sterminio degli ebrei. Fu cosi?

“Il giudizio sul suo operato va distinto dal piano diplomatico, politico e morale. Non si possono confondere le varie cose. È chiaro che la questione solleva molte fazioni ma da parte ebraica c’è una perplessità sul piano morale”.

Nel 2019 Bergoglio ha scritto di essere consapevole che abbiamo alle spalle diciannove secoli di antigiudaismo cristiano e che pochi decenni di dialogo sono ben poca cosa al confronto. Sono sufficienti le sue parole?

“Queste parole sono importanti e seguono una via aperta dai tempi del Concilio Vaticano II, da Nostra Aetate e da una revisione di tutti gli avvenimenti del passato. C’è stato, ed è proseguito fin dopo la Shoah un atteggiamento di forte opposizione anti ebraica, non connotata da razzismo ma ideologica e religiosa, la chiamiamo antigiudaismo. Su questa posizione la Chiesa ha deciso di fare chiarezza e Papa Francesco è molto impegnato su questa linea”.

Molti ebrei vennero salvati, dopo secoli di conversioni forzate che avvenivano nelle chiese cosiddette dei catecumeni. Ancora le chiedo, si conciliano in qualche modo questi opposti?

“In realtà non si conciliano affatto. La casa dei catecumeni presente in molte città italiane era un luogo di oppressione, infame delle nostre memorie. Che poi là abbiano nascosto qualcuno è un inizio di capovolgimento della storia che fa parte della tradizione di accoglienza che c’è sempre stata per persone perseguitate o in cerca di rifugio. E poi non dimentichiamoci che finita la guerra alcuni di questi istituti così ospitali verso gli ebrei ospitarono e nascosero criminali nazisti in fuga, sempre nel rispetto di una tradizione di rifugio. Quindi la storia è molto variegata”.

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